Breve racconto di un prof.
A ridosso del giorno della memoria, le classi 2°-3°-4°-5° del corso CAT dell’istituto tecnico “Di Vittorio” si sono recate in visita al bunker di monte Soratte. William è una giovane guida del Bunker Soratte, associazione che organizza visite nell’ex-zona militare all’interno del monte. Ci accoglie appena arrivati e ci racconta che siamo in un luogo veramente particolare, segreto fino al 2008 perché coperto dal segreto militare. Il Bunker del Monte Soratte è un luogo di memoria, dove storia e ingegneria si fondono in una struttura unica e affascinante. Si tratta di una fortezza inespugnabile, studiata perfettamente a livello ingegneristico che venne poi convertita, dopo la guerra, in Bunker antiatomico. La sua costruzione è strettamente legata al territorio dove è stato realizzato, così come lo è la presenza del vicino paese di Sant’Oreste con i suoi abitanti, direttamente e indirettamente coinvolti nella sua realizzazione.
Siamo in tanti tra studenti e professori e formiamo due gruppi; l’organizzazione è accurata e non vogliono che il racconto sia dispersivo a causa dell’eccessivo numero di persone. Entriamo alle 11:20. William e Rebecca sono le nostre guide. William ci guida al primo ingresso della galleria. Le gallerie, quelle più esposte, sono 12, poi ci sono i tunnel. C’è una scritta sulle pareti: “Silenzio qui l’aria è preziosa”. L’odore è forte di terra e di chiuso. L’aria è frizzante e allo stesso tempo umida. La guida inizia con il dirci che vivremo, in questo piccolo viaggio nella storia, una sovrapposizione tra bunker e rifugio antiatomico. Avanziamo ancora un poco ed ecco un’altra scritta: “siate calmi! Qui siete già al sicuro”; e poi un’altra ancora: “taci! Il nemico ti ascolta!”. Siamo un po’ intimiditi. La storia del bunker inizia nel 1937, fu voluto direttamente dal duce. La parte realizzata si sviluppa per 4km e mezzo ma nel progetto originario ne erano previsti 12 km. La funzione delle gallerie era di rifugio antiaereo per le alte cariche del regime fascista. La scelta del luogo ricadde sul Monte Soratte per vari motivi:
- la sua vicinanza a Roma, da cui era raggiungibile in macchina e in treno;
- le sue caratteristiche geomorfologiche;
- il fatto che in questa zona, scarsamente abitata e fondamentalmente agricola, sarebbe stato più semplice nascondere i veri obiettivi di quell’operazione segreta.
Il 15/10/1940 venne in visita Mussolini in persona; eravamo già entrati in guerra e voleva accertarsi dello stato di avanzamento dei lavori. Infatti l’Italia entra in guerra il 10/06/1940. Il bunker venne progettato da ingegneri italiani, realizzato da operai italiani ma mai utilizzato da italiani. Gli scavi si interrompono nel 25/7/1943 quando Mussolini viene destituito. Viene utilizzato il 13/9/1943 dal feld-maresciallo Kesselring; dopo il bombardamento di Frascati il comando dei tedeschi si trasferisce qui, per proteggersi dagli attacchi degli alleati. Quasi 1000 persone. Nel novembre del 1943 Kesselring diventa comandante supremo delle forze tedesche in Italia. C’è una mappa sulla parete del tunnel con le linee difensive tedesche: la linea Gustav, la linea Hitler, la linea gotica etc… Vedo che i ragazzi stanno in silenzio, seguono con attenzione e qualche volta intervengono. Meno male. Il racconto di William continua. Gli alleati per aggirare le linee di difesa prendono la via del mare; c’è lo sbarco di Anzio. L’attacco sembra avere successo ma poche ore di esitazione rallentano l’impresa di mesi. Infatti Kesselring mette in atto l’operazione “caso Richard” per opporsi allo sbarco e sbarrare la via verso Roma. Bisogna aspettare il 4/6/1944 per liberare Roma. I tedeschi se ne vanno dal bunker il 3/6/1944. Le date sono importanti. I tedeschi se ne vanno, ma lasciano morte e distruzione: minano ed incediano il tunnel per non lasciare niente di utile al nemico. Quello che non ha danneggiato il bunker dall’esterno riesce dall’interno. Il bunker era stato bombardato il 12/5/1944. William ci legge una parte del diario di un pilota che ha partecipato al bombardamento. Due stormi, 72 aerei, partiti dalla Puglia. Alle 15:45 centinaia di bombe, a grappoli di 4 e del peso di una tonnellata vengono sganciate e colpiscono il bunker; il vicino paese di Sant’Oreste viene risparmiato per ordine del comandante inglese. Sant’Oreste non fu bombardato perché ospitava una spia inglese. Le esplosioni danneggiarono solo le gallerie più esterne mentre all’interno nessun danno. Morirono “solo” un centinaio di sldati tedeschi, pochi in confronto al numero dei soldati presenti e al massiccio bombardamento effettuato. Praticamente un fallimento. Proseguiamo per la galleria. Si vedono dei fori nella parte inferiore delle pareti; laprima spiegazione era che servivano per illuminare il passaggio ma dopo approfonditi studi furono ritrovati gli originali progetti: sono impianti antigas a terra, con canalizzazioni per l’aria e maschere antigas. Alta ingegneria. Dopo la fine della seconda guerra mondiale il bunker non fu più utilizzato. Nel 1967 iniziano i lavori per trasformarlo in bunker antiatomico. Nel 1972, misteriosamente, i lavori si interrompono. Nel 2001 il comune acquisisce l’area. Nel 2008 viene tolto il vincolo militare. Nel 2010 subentra l’associazione bunker Soratte, ragazzi volontari che hanno a cuore il loro paese e che vogliono raccontarne la storia. Una fortuna per Sant’Oreste e per tutti quelli che sono appassionati di storia. Camminiamo ancora attraverso le gallerie e su un ingresso c’è una frase che è un enigma: “il navigatore italiano è entrato nel nuovo mondo”. William prova a chiedere ai ragazzi se sanno a chi si riferisce la frase. Qualcuno, timidamente, prova a dire “Cristoforo Colombo”. In realtà si riferisce ad enrico Fermi, il primo che, arrivato nel nuovo continente, riesce a controllare la reazione di fissione nucleare. Proseguendo arriviamo nella zona in cui furono eseguiti i lavori per rendere il bunker antiatomico. Cemento armato su cemento armato, enormi cavi in ferro che si dipartono dalle pareti. Strati di materiali isolanti per non far infiltrare l’acqua; con le radiazioni non si scherza. Tre livelli ricavati dall’altezza del bunker, zona giorno e zona notte; qui il progetto prevede una permanenza fino a 6 mesi senza uscire; qualche comodità ci deve pur essere, altrimenti, senza vedere la luce del giorno, si impazzisce. William ci mostra una carta che simula gli effetti di una bomba atomica su Roma. Questo rifugio sembra essere adatto ad un attacco di questo tipo. Nel 1961 fu fatto esplodere, dall’Unione Sovietica, l’ordigno più potente che si sia visto sulla faccia della terra, la “tsar bomb”, 52 megatoni, 1000 volte più potente di quella di Hiroshima. L’esplosione, avvenuta su un remoto arcipelago dell’URSS, fu tale che delle isole non c’è più traccia. Se fossero sganciate 10 di queste bombe sull’Italia non esisteremmo più…. Il bunker, trasformato in rifugio antiatomico, poteva ospitare 100 persone. La parte superiore della volta poggia su isolatori sismici in placche di acciaio e neoprene; poi ci sono i giunti che servono per reggere l’ onda d’urto del terremoto dovuto all’esplosione. Hanno pensato quasi a tutto. Quasi, perché l’opera non ha passato il test riguardo all’aria, gli impianti non sono stati realizzati e, ancora una volta, le cose sono state lasciate a metà. In Italia questo succede spesso, chissà perché. William ci mostra poi l’orologio dell’apocalisse; nel 2018 eravamo a 2 minuti dalla fine, da un potenziale attacco nucleare su vasta scala. Forse oggi, con la guerra dell’Ucraina alle porte, l’orologio è andato ancora avanti. Ci spostiamo nella sala “simulazione”, poi nella sala “situazione”. Poteva essere utilizzata dal presidente della Repubblica per sapere la situazione in tempo reale di quello che stava succedendo, in caso di attacco. Questo del Soratte è l’unico sito antiatomico in Italia, insieme a quello di Trento. La visita volge al termine, passiamo attraverso delle baracche costruite dai tedeschi nella loro permanenza nel tunnel e ci accingiamo a salutare la nostra guida. Si vede che William è uno che ci tiene e che ti vuole trasmettere il suo amore e il suo interesse per la storia e per Sant’Oreste. E, devo dire, ci è riuscito perfettamente. Sono sicuro che ognuno di questi studenti del “Di Vittorio” porterà con se un ricordo di questa splendida giornata di storia e forse qualcuno di loro vorrà anche riviverle, tornando in questo meraviglioso posto.
Cordialmente
M.C.
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